I RISCHI DEL “SEXTING” TRA I MINORI

I RISCHI DEL “SEXTING” TRA I MINORI

La tendenza a inviare foto e messaggi sessualmente espliciti via PC o smartphone, coinvolge un adolescente su quattro, un incubo per i genitori dell’era digitale.

Con il termine “sexting” si indicano tutte quelle condotte poste in essere nell’ambito di un rapporto interpersonale di natura privata, di produzione, possesso o cessione di immagini o video pornografici autoprodotti in modo spontaneo da un minore e da questi inviati ad un partner, ad un amico, ad un coetaneo. In tal caso si parla di “sexting primario“. Quando le suddette immagini e i video vengono ceduti o diffusi a terzi da parte di chi li ha ricevuti da un minore, senza il suo consenso, si parla invece di “ sexting secondario“. Spesso ciò si verifica al termine di una relazione sentimentale tra coetanei, in genere al fine di umiliare l’ex partner, per arrecargli un danno o per vendetta ( in quest’ultimo caso si parla di ” revenge porn“).

I pericoli sottesi a questa pratica molto diffusa tra i minori sono molto alti (secondo una recente ricerca di skuola.net della Polizia di Stato almeno un minore su 4 di età compresa tra i 13 ed i 18 anni ha praticato il “sexting ” e, di questi, almeno il 15% ha subito la cessione a terzi delle immagini intime che lo riguardavano).

Ma perchè il sexting è da considerarsi pericoloso?

Se è vero che le app per il sexting permettono di inviare messaggi che si autodistruggono e impediscono al destinatario di scaricarle e di effettuare screenshot, il fenomeno si è diffuso anche attraverso altre app di messaggistica instantanea, la più usata tra queste è WathsApp. Quindi, le sole app di settore, potrebbero non essere sufficienti per mettersi al riparo dal revenge porn e altri tentativi di ricatto di partner poco leali o ex in cerca di vendetta. Per un adolescente, dedicarsi al sexting è molto semplice, ma alquanto pericoloso, soprattutto se nel praticarlo si è poco attenti alla propria privacy e alla difesa della propria intimità.
Diversi casi di cyberbullismo, testimoniano che non sempre le foto o i video realizzati per il sexting restano privati. Può capitare, per i motivi più svariati, che la persona che li riceve inizi a diffonderli online, provocando danni (sia psicologici, sia d’immagine) difficilmente calcolabili.

Una volta che si preme sul pulsante invia, infatti, la foto o il video non sono più sotto il nostro diretto controllo e, di fatto, chi li riceve può decidere di utilizzarli come meglio crede. Prima di diventare un fenomeno virale del web, e trovarsi invischiati in una vicenda a dir poco squallida, meglio quindi pensare preventivamente a tutte le possibili conseguenze.

Per questo, è assolutamente necessario che il minore che scopra che le proprie immagini e/o video intimi sono state cedute a terzi senza il suo consenso, sporga tempestivamente denuncia-querela, così da arginare gli effetti che potrebbero derivare dalla diffusione dei contenuti ad un numero indeterminato di persone.

Tale condotta, infatti, integrerà il reato di cui all’art. 600 ter comma 4 c.p. (offerta o cessione di materiale pedopornografico), punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da € 1.549,00 a € 5.164,00, ovvero il più grave reato di cui all’art. 600 ter comma 3 c.p. , allorché il materiale venga messo a disposizione di soggetti indeterminati, (diffusione od offerta di pedopornografia), punito con la reclusione da 1 a 5 anni e con la multa da €2.582,00 ad € 5.1545,00. In entrambi i casi la Procura dovrà procedere d’ufficio a svolgere le indagini del caso.

Per la giurisprudenza è irrilevante il fatto che il materiale sia stato in origine prodotto direttamente dal minore senza una sua oggettiva utilizzazione da parte di terzi e ciò in quanto la strumentalizzazione del soggetto minore avviene nel momento in cui la sua immagine diviene oggetto di cessione per il soddisfacimento di altri interessi. E’ importante, dunque, che il minore vittima di tali condotte superi la vergogna o il senso di colpa che purtroppo spesso, anche se ingiustamente, si provano in queste circostanze e si rivolga nel più breve tempo possibile ad un adulto di riferimento o ad un soggetto che abbia le competenze per sostenerlo ed aiutarlo.

Lara La Piscopia

Laurea Magistrale conseguita presso l’Università degli Studi di Pavia. Avvocato Cassazionista con competenze in materia penale e nel diritto di famiglia. Specializzata nella difesa in campo penale e civile di soggetti minori di età, nonché in “violenza di genere”.

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