VITTIMA DI REVENGE PORN LICENZIATA: DANNO D’IMMAGINE

VITTIMA DI REVENGE PORN LICENZIATA: DANNO D’IMMAGINE

I video della donna, 40 anni di Brescia, erano stati diffusi illecitamente ed aveva quindi presentato denuncia alle autorità. Da parte del suo datore di lavoro è però scattato il licenziamento

Prima emarginata da colleghi e superiori, poi licenziata. Vittima due volte: è la storia incredibile di una 40enne bresciana, professionista nel mondo della medicina e protagonista di un caso di revenge porn. Dopo che le minacce e la persecuzione telefonica l’avevano raggiunta anche sul posto di lavoro, lo studio con il quale collaborava le ha consegnato la lettera di dimissioni. La donna ha deciso di impugnare il licenziamento

I video hot, che la donna aveva personalmente girato e inviato a un amante due anni fa, erano diventati pubblici e virali tanto da finire in chat aperte anche in Sudamerica. L’hanno chiamata da ogni parte del mondo perché con i filmati era pure allegato nome, cognome, professione e numero di telefono. In alcuni casi il cellulare della 40enne era stato associato a immagini pedopornografiche.

È stata la stessa vittima a presentare denuncia in Procura a Brescia: tre persone sono iscritte nel registro degli indagati per revenge porn. Quelli cioè che la donna sapeva con certezza avessero i video incriminati. In un supplemento di denuncia ha poi fatto un’altra ventina di nomi di persone che dopo aver ricevuto i filmini li hanno condivisi.

La 40enne ha denunciato persino l’esistenza di una chat di carabinieri e polizia nella quale sono girate le immagini hot senza che nessuno sia intervenuto per bloccare o per denunciare il caso. Da Brescia, a Torino, fino al Sud Italia.

Ora, dopo giorni di mail incrociate tra avvocati, uno degli studi, a Cremona, dove la donna lavorava, ha firmato la lettera di licenziamento immediato per “danno di immagine”. Il responsabile della struttura sostiene di ricevere chiamate da uomini che vogliono un appuntamento con la professionista “senza far riferimento alla problematica da affrontare e senza lasciare recapito telefonico e rifiutano di vedere un altro medico”.

Fonte: TG Com24
CLICCA QUI e leggi tutto l’articolo con le dichiarazioni della vittima (della quale si mantiene l’anonimato) del vice ministro dell’Interno Vito Crimi e della consigliera regionale Pd del Lazio Michela Di Biase

Nando Vescusio

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