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LIKE FACEBOOK, OCCHIO ALL’EFFETTO BOOMERANG

Un pollice verso o un cuoricino come segno di gradimento, può compiacere all’autore del post, ma a volte questo potrebbe avere effetti sgradevoli con il conseguente intervento della Autorità Giudiziaria


Un like su Facebook costituisce un’attività effettuata con estrema facilità, a volte con leggerezza e in modo compulsivo. Così è facile non pensare alle conseguenze che potrebbero derivarne.
Infatti,

Se il post a cui mettiamo il nostro “Mi Piace” presenta dei contenuti offensivi o addirittura razzisti e/o discriminatori, la nostra attività potrebbe essere considerata penalmente rilevante e potremmo, anche, subire un processo con l’accusa di diffamazione aggravata ai sensi dell’art. 595, comma 3 c.p.

In Italia esistono al momento soltanto due casi di rinvio a giudizio per
diffamazione aggravata a seguito di like aggiunti a contenuti postati su FB da altri soggetti.
Il primo riguarda 7 persone accusate di aver apprezzato un post che accusava il sindaco e alcuni dipendenti comunali del comune San Pietro Vernotico (Brindisi) di essere “fannulloni e assenteisti”.
Il secondo, contestato dalla procura di Genova ad alcuni soggetti che apposero il like ad un post dal contenuto razzista nei confronti dell’ etnia rom.
Va comunque sottolineato che, se il post contiene anche insulti razzisti e discriminatori (come nel suddetto caso all’ esame della procura di Genova), si corre il rischio di essere incriminati per “incitamento all’ odio raziale”, secondo quanto previsto dalla L. 25 giugno 1993 n. 205 (c.d. legge Mancino).

Nell’ attesa di una prima pronuncia dei tribunali italiani in merito, dal momento che nessun procedimento si è ancora concluso con l’emanazione di una sentenza, appare molto difficile che si pervenga ad una condanna per diffamazione a causa di un apprezzamento lasciato su un post altrui di Facebook.
Infatti, secondo quanto previsto dal nostro ordinamento, la diffamazione è
un reato doloso, ovvero l’autore deve agire con coscienza e volontà di
commettere il reato per poter essere dichiarato colpevole.

Un like può sì avere un effetto rilevante, perché fa apparire il post apprezzato sulla home di Facebook dei nostri amici, contribuendo, così, ad aumentare la diffusione del post diffamatorio,


Tuttavia l’accusa dovrebbe dimostrare la coscienza e la volontà del gesto, cosa che risulta alquanto improbabile dal momento che mettere un “like” costituisce un gesto quasi automatico, che molte persone compiono con estrema leggerezza, a volte anche soltanto per compiacere l’autore del post, senza averne preventivamente esaminato con attenzione il contenuto.


Inoltre, accade spesso, che un “mi piace” possa essere messo per sbaglio o
disattenzione, specialmente se l’autore ha operato tramite uno smartphone touchscreen, cui basta sfiorare lo schermo per far partire involontariamente degli apprezzamenti a post di cui non si è nemmeno a conoscenza.

Ad oggi l’unica sentenza di condanna emessa nei confronti di un soggetto che aveva ripetutamente “apprezzato” dei post su Facebook è quella emessa dal
TRIBUNALE DI ZURIGO
La vicenda risale a giugno 2017, quando un giudice distrettuale di Zurigo, ha condannato un uomo di 45 anni al pagamento di una multa di 4.000 Franchi poiché colpevole di aver espresso, per ben 6 volte, il proprio gradimento con il classico “Mi piace“, a delle espressioni ingiuriose nei confronti, di un esponente animalista.
In sostanza il condannato aveva approvato le accuse di antisemitismo e razzismo, rivolte al suddetto esponente da altri frequentatori di Facebook, cui aveva concesso la propria amicizia.
Il 45enne finito sotto processo in seguito a una denuncia da parte del soggetto a cui erano rivolti i post infamanti, non è riuscito ad ottenere l’assoluzione neppure dimostrando che le accuse più recenti, nei confronti di quest’ultimo, avessero fondamento.

IN CONCLUSIONE
il consiglio è quello di verificare con attenzione il contenuto
dei post che si vanno ad apprezzare, per evitare di essere comunque coinvolti in spiacevoli vicende giudiziarie; in ogni caso, stenersi dal pubblicare, condividere e approvare qualsiasi post che possa risultare offensivo e diffamatorio nei confronti di un altro soggetto.

Ciò anche nell’ ottica di un uso più responsabile e civile dei social network e delle immense potenzialità che la rete ci offre.